Sempre più spesso capita di leggere dei testi nei quali la desinenza di alcuni aggettivi e nomi è sostituita da un asterisco. Perché succede? Non esiste un genere neutro in italiano? Non esistono aggettivi e nomi usati normalmente come se fossero di genere neutro? Analizzerò ogni domanda separatamente, in modo da cercare di capire meglio la situazione.
Esiste il genere neutro in italiano?
La risposta è secca e molto precisa: no. L’italiano, al contrario del latino, lingua dalla quale deriva, non prevede l’esistenza del genere neutro, ma solamente i generi maschile e femminile. Citando dall’enciclopedia online Treccani:
La tradizione grammaticale dell’italiano non riconosce alla nostra lingua un genere neutro. In effetti, il sistema a tre valori del latino classico ha dato luogo perlopiù, evolvendosi nelle lingue romanze, a sistemi bipartiti, con la confluenza nelle classi del maschile e del femminile dei nomi che in latino erano neutri. La confluenza però non è stata totale ma ha lasciato dei resti, diversi per quantità e per funzionalità, in numerose lingue e dialetti romanzi.
Da questi resti nascono quindi i termini usati con valenza neutra, anche se il genere neutro, come abbiamo visto, in italiano non esiste.
Esistono aggettivi e nomi che sono usati come se fossero di genere neutro?
Per comprendere meglio questo aspetto, dobbiamo consultare l’Accademia della Crusca. In un articolo del 17 marzo 2014, Patrizia Bellucci analizza il caso dei titoli professionali usati al maschile anche quando rivolti ad una donna.
Fin dal 1986 Patrizia Violi, (L’infinito singolare. Considerazioni sulla differenza sessuale nel linguaggio, Verona, Essedue, p. 41) giustamente puntualizzava che: “Il genere non è soltanto una categoria grammaticale che regola fatti puramente meccanici di concordanza, ma è al contrario una categoria semantica che manifesta entro la lingua un profondo simbolismo”.
Già nel 1993 il noto Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche (Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), promosso dall’allora Ministro Sabino Cassese, dedicava il paragrafo 4 (pp. 49-50) proprio all’uso non discriminatorio e non sessista della lingua italiana e autorevolmente denunciava: “il fatto che in italiano il genere grammaticale maschile sia considerato il genere base non marcato, cioè […] valido per entrambi i sessi, può comportare sul piano sociale un forte effetto di esclusione e di rafforzamento di stereotipi. […] l’amministrazione pubblica, attraverso i suoi atti, appare un mondo di uomini in cui è uomo non solo chi autorizza, certifica, giudica, ma lo è anche chi denuncia, possiede immobili, dichiara, ecc.” (p. 49).
Il genere maschile, quindi, viene considerato un genere base, che può quindi svolgere, in caso di necessità, da genere neutro, anche se quest’ultimo non esiste. Leggendo però l’articolo nella sua interezza, si può notare che questa convinzione, più o meno inconscia, sia errata e che titoli come Questore, Prefetto e Avvocato vanno declinati al femminile
Perché usare l’asterisco?
Non c’è alcuna ragione per usare un asterisco al posto della desinenza maschile o femminile.
Nessuna.
Testi come “Tutti sono andati a fare una gita” non possono e non devono essere deturpati da asterischi fasulli. Scrivere “Tutt* sono andat* a fare una gita”, oltre ad essere graficamente orrendo, è anche sbagliato, poiché non tiene conto di un dettaglio: le desinenze maschili e femminili, nonostante le regole siano rigide, vengono usate da persone reali, che usando la lingua tutti i giorni, ne riscrivono le regole. Ciò ha portato ad un uso delle desinenze maschili e femminili, a svolgere anche il ruolo di desinenze neutre, in special modo nel plurale. La desinenza maschile o femminile dipende dal contesto della frase, non dal genere delle persone coinvolte.
Di conseguenza, perché maltrattare la nostra lingua nei testi scritti inserendo un asterisco?
Non si tratta di maltrattare la lingua – si tratta di rispettare le persone non-binarie e dare possibilità di riconoscimento a chi non si identifica nei generi maschile e femminile. Impariamo a rispettare
@Marco: forse, prima, bisognerebbe imparare la lingua, invece di provare a violentarla con proposte assurde. Per esempio, in italiano sentinella e guardia sono di genere grammaticale femminile. Eppure nessuna sentinella si è mai sentita non rispettata o non riconosciuta per essere indicata con un termine di genere femminile pur essendo un uomo. Il genere neutro non era mai usato neppure in latino per indicare persone, tutti i termini neutri si riferivano sempre ad oggetti inanimati o concetti astratti.
(Cosa dovremmo fare? inventare una dozzina di generi grammaticali per dare un riconoscimento a tutti?)
concordo appieno con marco.
la questione riguarda tanto la lingua quanto i soggetti che usano la lingua stessa.
negli ultimi anni in italia, come nel resto del mondo, si va marcando sempre più il superamento del cosidetto sistema binario (non quello informatico eh ;-)), secondo cui le persone o sono di genere maschile o sono di genere femminile.
in realtà esistono moltissime sfumature al di fuori di queste categorie riduttive. mi riferisco alle persone androgine, ai trans… o semplicemente a chi non si riconosce nella categoria che ci viene assegnata alla nascita, guardando le nostre cosiddette “caratteristiche biologiche”.
come tutti sappiamo, il nostro genere ha un impatto inestimabile sulla nostra vita, essere assegnati ad un genere in cui non ci riconosciamo può portare a gravi disagi e difficoltà in tutti gli ambiti, che siano quello lavorativo o più semplicemente sul piano sociale.
quindi, per rispetto e correttezza nei confronti di tali persone, che in certi casi trovano offensivo essere categorizzate come uomini o donne, in italia tanto quanto nel resto del mondo, si va adottando l’uso dell’asterico per includere tutt* coloro che non si sentono maschi o femmine.
e quando parli come lo pronunci l’asterisco?
“asterisco”
secondo loro dovremmo dire “tuttasterisco”?
E così sarebbe più inclusivo? Mah…
Sono d’accordo che sia un falso problema e che inclusione e rispetto degli altri sia anni luce lontano da scelte grammaticali estreme, arbitrarie e opinabili.
Usiamo i generi maschile e femminile in modo totalmente casuale.
Le zucchine.
Il comodino.
Mbè? Che le zucchine sono femmine mentre i comodini maschi? Non direi..
Il mio punto è semplice: è consuetudine e non c’è da fasciarsi la testa.
Sì, sarebbe meglio se fosse tutto più preciso e avessimo il genere neutro.
A proposito: a Lucca dicono “gli zucchini” al maschile e “la comodina” al femminile.
Come mai non sento nessuno lamentarsi o lodare il vernacolo lucchese che cambia il genere agli oggetti, senza che gli oggetti possano difendersi?
Una persona (e non mi sognerei mai di dire “un persono” in ossequio ad una distorta visione linguistica) nasce per un fatto naturale, non di giustizia o di rispetto.
Esiste un ordine superiore a ciò che piace o non piace o possa essere ritenuto giusto o ingiusto (secondo poi quale visione, se non quella soggettiva): si chiama natura… e la natura non è giustizia, la natura è equilibrio.
Alla natura non importa come uno si senta alla nascita (come lo sentano i genitori) e nel prosieguo della vita. Alla natura importa come un soggetto sia inserito in un contesto per la preservazione della specie e delle risorse naturali.
Siamo noi esseri umani che, ergendoci ad esseri superiori e ponendo una distorta visione di giustizia al di sopra della natura, abbiamo e stiamo tutt’ora distruggendo l’equilibrio naturale.
Oggi si parla tanto del fatto che non vi sia più acqua. Nulla di più errato. L’acqua esiste, non si crea e non si distrugge, ma nel suo ciclo naturale viene utilizzata, per poi rientrare nel circolo di filtraggio naturale ed essere nuovamente disponibile all’uso.
Siamo noi esseri umani che con l’uso sconsiderato, con la crescita innaturale della popolazione (in soli sessant’anni siamo quasi triplicati) preleviamo più acqua utilizzabile di quanto il sistema naturale non riesca a renderne disponibile nella stessa unità di tempo. L’acqua c’è ed è sempre la stessa, solo che la maggior parte non è ancora “ripotabilizzata”.
Al di là del primo esempio che mi è venuto in mente, ciò succede in qualunque ambito ed il fatto di non accettare delle normalità linguistiche ma farne questione di masturbazioni cerebrali è solo l’espressione del pensiero di qualche idiota che, se la pensassi allo stesso modo, dovrei dire essere femmina, perché idioto non esiste.
Però effettivamente non è bello… non si riesce nemmeno a pronunciare… visto che il latino aveva il neutro, non si potrebbe provare a reintrodurlo? chissà se qualcuno ci ha provato
@Daniele: ma in latino il neutro non veniva mai usato per indicare persone!
Clitoride? il / la….