MuseumWeek 2016


Nata nel 2014, l’iniziativa, che si svolge esclusivamente su Twitter, coinvolge i musei e gli utenti che li visitano, condividendo contenuti per far conoscere meglio la propria realtà grazie all’hashtag ufficiale  #MuseumWeek, più altri sette, legati ad altrettanti temi, uno per ogni giorno. Questa diffusione di contenuti permette ai vari musei di farsi conoscere e di conoscersi fra loro, mettendo in relazione realtà museali, anche vicine geograficamente, che fino al giorno prima non comunicavano fra loro.

Edizione 2016

L’edizione del 2016 ha visto coinvolti più di 3.500 istituti museali e complessivamente i tweet sono stati 664 mila. I musei italiani si sono rivelati i più attivi, conquistando le prime posizioni in classifica. La sorpresa è data dal fatto che nessuno dei grandi poli museali italiani è nelle prime dieci posizioni.

Museum week top museum 2016

Il primo account twitter a livello mondiale è quello dell’area archeologica di Massaciuccoli Romana, seguito da quello del museo Corona Arrubbia. Solo dopo arrivano istituzioni museali conosciute in tutto il mondo come il museo del Louvre e il British Museum. I principali poli museali italiani non sono riusciti a raggiungere la parte alta della classifica, forse perché non sono riusciti a coinvolgere gli utenti in questa manifestazione. Il successo dei piccoli musei italiani ha dimostrato una volta di più come la cultura italiana sia apprezzata nel mondo, tanto da poter battere, almeno su Twitter, poli culturali mondiali come il Louvre e il Prado.

Effetti

Quali sono gli effetti di un’evento simile? Come già accennato in precedenza, il primo effetto è quello di mettere in relazione musei che condividono un territorio, un argomento una storia… Un altro effetto è di far scoprire nuovi musei, quello che contengono e ciò che li fa vivere. Un effetto secondario, ma molto importante, è quello di far approdare su Twitter la cultura museale, per una settimana. Il problema è poi quello di mantenere vivo un account, senza lasciarlo andare in letargo fino alla prossima #MuseumWeek. È questa infatti la sfida più grande che lancia questa manifestazione: far parlare la cultura sui social tutto l’anno. Non è necessario avere le collezioni del Louvre o del British Museum per far parlare di se, come hanno dimostrato i piccoli musei italiani, il problema è riuscire a parlare e far parlare di se durante tutto l’anno. L’augurio che mi sento di fare è che l’esperienza data da questa Museum Week aiuti i piccoli poli museali a rafforzare la loro presenza su Twitter e sui social in genere, portandoli a confrontarsi sempre più spesso con i grandi poli museali mondiali. Se lo meritano. L’Italia che vive grazie alla cultura se lo merita.

About Alberto Treleani

Laureato in Storia Medievale, ho frequentato un master in Economia, Management, Valorizzazione e Promozione del Turismo. Seguo con interesse il mondo dei social network. Amo molto la fotografia e il buon cibo, ma non amo fare foto al cibo.

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