Le attività di ciascuno di noi sui social network influiscono quando chiediamo un finanziamento?
La risposta a questa domanda, che lega un tema delicato come quello della richiesta di un finanziamento al mondo dei social network, potrebbe influenzare ciascuno di noi, dal momento che, prima o poi, a tutti capita di recarsi in banca o presso una qualche società finanziaria per chiedere un prestito. Non si parla necessariamente di mutui per l’acquisto di immobili… ma pensate solo agli acquisti in cui vi viene proposto il pagamento rateale o a tutte le formule previste (ed oggi sono veramente molte) per l'”acquisto” di una autovettura. Insomma, questo articolo interessa potenzialmente tutti, dai giovani ai… meno giovani.
E’ risaputo che i profili social vengano sempre più spesso visitati da chi (internamente o esternamente all’azienda) si occupa di ricerca e selezione del personale. E numerosi sono gli articoli che si possono trovare in rete a questo proposito, pieni di consigli su come comportarsi e su quali accorgimenti attuare per non essere esclusi a priori ad un colloquio. Giusto per citarne alcuni: attenzione alle impostazioni di privacy sui diversi social network e per i singoli post; occhio alle fotografie che vengono pubblicate (ciò che può aver piacere di vedere un vostro amico non necessariamente viene interpretato allo stesso modo da un head hunter); non pubblicate post o tweet offensivi, discriminatori, etc.; se commentate qualcosa, utilizzate un linguaggio appropriato; cercate di far emergere i vostri interessi attraverso quello che pubblicate o commentate; seguite profili ed iscrivetevi a gruppi solo se siete veramente interessati ai relativi contenuti ed argomenti; e così via, non voglio dilungarmi.
In base alle ultime tendenze, la risposta sembrerebbe positiva!
Non mi ero mai posto il problema che l’attività personale sui social network potesse essere chiamata in causa nella c.d. valutazione del merito creditizio di un cliente personale, ovvero, per dirla in modo diverso, in tutta quella serie di controlli e verifiche che banche e società finanziarie fanno prima di decidere se, quanto e con quali tassi di interesse concedere un prestito ad un cliente persona fisica, in base ad una serie di criteri che definiscono appunto quanto la persona fisica è meritevole di ricevere un finanziamento con determinate caratteristiche (scadenza, importo, rate, interessi, etc.).
Non mi ero mai posto questo problema fino a quando mi è capitato di leggere un articolo molto interessante su Il Sole 24 Ore, il principale quotidiano economico in Italia. L’articolo in questione è questo: “Facebook e LinkedIn preziosi alleati delle società finanziarie”, di Enrico Bronzo (24 febbraio 2016).
Come si legge nell’articolo, alcune società finanziarie valutano il profilo LinkedIn di un potenziale cliente per fare delle riflessioni in merito alla sua capacità di reinserimento nel mondo del lavoro qualora dovesse perderlo nel periodo di concessione del finanziamento; e questo in realtà non mi sorprende più di tanto, nel senso che delle considerazioni relative al livello di esperienza ed alle competenze del cliente venivano fatte anche prima dell’avvento di LinkedIn.
La cosa che invece mi ha sorpreso (in senso negativo) è il fatto che su Facebook ci si concentri sugli amici del potenziale cliente (foto postate, luoghi delle vacanze, abitazioni, lavoro). E ancora più sorpreso (sempre in senso negativo) mi ha lasciato lo scopo di tutto questo: identificare se il potenziale cliente abbia degli amici facoltosi disposti a intervenire ed eventualmente ripagare il prestito in caso di difficoltà. Arrivando perfino a sviluppare degli algoritmi per cercare di capire quanto stretto sia il legame tra il cliente e l’amico facoltoso.
Alcune perplessità (personali)
Se come detto è naturale che banche e società finanziarie facciano alcune riflessioni relative alla posizione e situazione lavorativa del potenziale cliente (utilizzando anche LinkedIn, perché no?), non posso nascondere che, personalmente, sono abbastanza perplesso sul fatto che potrà essere utilizzato come uno dei criteri di valutazione del merito creditizio di un pontenziale cliente privato il proprio “giro di amicizie” su un social network come Facebook. E per una motivazione molto semplice: quanti sono i vostri amici che, nella vita reale, sarebbero disposti a prestarvi dei soldi per far fronte a rate di un finanziamento scadute o in scadenza oppure a farvi da garante in un prestito, intervenendo al vostro posto in caso di problemi?
Per come vengono concessi finanziamenti e prestiti dal sistema bancario italiano (al giorno d’oggi) sono ben altre le garanzie che vengono richieste, non certo la presenza di amici facoltosi sui propri profili social.
Il fenomeno in discussione è comunque ancora molto giovane per cui è presto per dire come andrà a finire. Ma se sono perplesso a livello di finanza personale, credo che si possa del tutto escludere che una simile valutazione venga fatta all’interno delle Direzioni Crediti degli istituti bancari per valutare il merito creditizio di clienti corporate, ovvero società, gruppi, etc. ; l’articolo richiamato non ne parla ma, spulciando su Internet, mi è capitato di leggere questa ipotesi, che, personalmente, ritengo del tutto fuori luogo e lontana dalla realtà. Ma nel terzo millennio, non si può mai dire..
E voi cosa pensate dell’utilizzo di informazioni carpite sui profili social da parte delle società finanziarie per decidere se e come prestare del denaro ad un cliente?
Fateci sapere il vostro punto di vista! E come sempre, non esitate a commentare l’articolo, in modo positivo o negativo (particolarmente apprezzati i commenti costruttivi).
Alla prossima!